Paolo Gianoglio
SPELEOINTRUDER 2.0
(Prima
pubblicazione su Labirinti 15 - Novara 1995 - Testo rivisto 04. )
Divagando con Claudio (Claudio Vaselli ndr.)
su cosa potesse trovarsi al di là della stretta diaclasi
della "Grotta di Lussito" (piccola cavità sita
in periferia di Acqui Terme), giungemmo alla acuta conclusione che
il modo più semplice per soddisfare la nostra curiosità
era quello di cacciare un occhio dall'altra parte e guardare.
Data l'ora piuttosto piccola, fu possibile giungere a quanto sopra
solo grazie ai fumi della birra ed alle esalazioni di senape e ketchup
provenienti dai nostri hot-dog.
Decidemmo così di valutare la possibilità
di mandare un occhio elettronico a vedere cosa ci fosse, o per lo
meno di sapere come fosse la diaclasi oltre la nostra visuale.
L'idea ci piacque e così iniziammo a studiare le caratteristiche
che avrebbe dovuto avere un simile marchingegno, volendolo fare,
già che c'eravamo, come meglio ci fosse possibile.
Parlammo della cosa a Giorgio (Giorgio Bertero ndr.) e questi decise
di partecipare al progetto; così prese il via la progettazione
dello SPELEOINTRUDER, poi giunto, in seguito a varie modifiche,
alla versione da noi chiamata 2.0.
Ovviamente il sistema, dato l'impiego, doveva
possedere sufficienti requisiti di affidabilità, leggerezza
e maneggevolezza, unitamente a un'autonomia minima di alcune ore
e facilità di ricarica dell'accumulatore.
Inoltre doveva essere in grado di produrre luce sufficiente a rendere
osservabili oggetti piuttosto distanti dalla telecamera e possibilmente
avere un peso non eccessivo.
Preparammo quindi quello che doveva essere il capitolato del sistema,
ed io mi feci carico della realizzazione e soluzione dei vari problemi
di carattere meccanico ed elettronico che potevano presentarsi durante
le fasi di progettazione e costruzione
In partenza scartamo le telecamere a sigaro,
data la qualità appena accettabile delle immagini che forniscono,
e abbiamo optato per la Bitron mod. C 804/12 (dotata di bensore
CCD 1/3", 280.000 Pixel, ottica fissa 4.3 mm e tensione di
alimantazione di 12 V CC 140 mA) completa di microfono a condensatore
ed altoparlante.
La telecamera e il TV
appena giunti sul banco del mio laboratorio...
Considerate le caratteristiche del sistema
di ripresa, per la visione delle immagini ritenemmo insufficiente
l'uso di un monitor da 5", per cui utilizzammo un televisore
B/N portatile da 7" debitamente modificato.
Per l'alimentazione, decidemmo di utilizzare un accumulatore ricaricabile
sigillato da 12 V 10 Ah, in grado di alimentare il sistema per circa
sei ore (tempo variabile in funzione della corrente assorbita dal
faretto alogeno da 15 W; la cui luminosità è regolabile).
Ovviamente la telecamera non poteva essere
fissa, per cui la dotammo di due motori (degli eccellenti e costosi
motoriduttori Buhler" con corpo in pressofusione di alluminio),
uno per la rotazione della testa, poco meno di 360 gradi, ed uno
per il basculaggio, 210 gradi circa.
Come contenitore per monitor,
accumulatore ed elettronica di controllo impiegammo, con risultati
superiori alle aspettative, una valigetta per pescatori in robusta
plastica.
Per le modifiche al contenitore per renderlo idoneo ad ospitare
quanto necessitava io e a Claudio, passammo praticamente due nottate
tra misure, piegatura a mano e con mezzi fortuna dei profilati di
alluminio e assemblaggio della parti costituenti il mobile.
Per far comprendere la difficoltà di esecuzione del contenitore
basti pensare fra monitor e coperchio, e fra zoccolo del tubo catodico
e fondo della valigetta vi è uno spazio di soli due millimentri.
Il contenitore ultimato.
La telecamera, il faretto alogeno e il motoriduttore
preposto al basculaggio della testa furono alloggiati in un leggero
ma robusto scatolato composito in alluminio.
Per motivi di ingombro il motoriduttore preposto al basculaggio
della testa lavora al contrario, nel senso che l'albero di uscita
rimane fermo mentre il corpo gira.
Anteriormente, sopra l'obiettivo fu posizionato un led verde, indicante
l'accensione delsistema e con funzione di conforto psicologico per
chi dovesse trovarsi in sua prossimità (anche se la luce
della telecamera fosse spenta il ed indicherebbe che il sistema
è in funzione).
Con riferimento a quanto appena esposto, ad esempio è possibile
seguire a distanza le operazioni di altri compagni, oppure, caso
decisamente meno simpatico e auspicabile, monitorare un infortunato
(chissà perché mi viene in mente Vermicino...).
Anteriormente al faretto è posto un diffusore da flash, amovibile,
per adeguare l'apertura del fascio luminoso della lampada alla focale
della telecamera.
Il diffusore lo si può rimuovere, per migliorare il funzionamento
della telecamera in ambienti particolarmente stretti o per raddoppiare
la distanza utile di illuminazione (max 12 m circa).
l motoriduttore per la rotazione, invece,
fu fissato su una struttura realizzata in alluminio e polimero autolubrificante.
Il particolare meccanico in polimero oltre a fungere da supporto
per il motoriduttore svolge la funzione anche di terzo punto di
appoggio dell'albero di uscita opportunamente prolungato, accoppiamento
questo rivelatosi piuttosto critico da realizzare (gli altri due
punti, ovviamente, sono rappresentati dalle bronzine dell'albero
stesso).
Il peso della testa completa della telecamera è di 750 grammi:
540 grammi il gruppo telecamera - faretto - motoriduttore per il
basculaggio, il resto per la meccanica preposta alla rotazione.
Il tutto è collegato all'unità di controllo tramite
due cavi lunghi 18 metri: uno provvede all'alimentazione della telecamera,
del faretto, del motore per il basculaggio e porta i segnali segnali
del microfono e per altoparlante.
Avendo utilizzato il cavo originale, il quale aveva un numero insufficiente
di conduttori per le nostre necessità, sul rettro della telecamera
è posto un deviatore per selezionare l'inserimento dell'altoparlante
o la funzione di basculaggio.
Un deviatore con analoga funzione è presente sull'unità
di controllo.
Il microfono invece è sempre attivo (la "valigetta"
incorpora altoparlante e controllo del volume).
Il secondo cavo, di tipo extra flessibile 3x1, oltre a svolgere
funzione portante per l'uso nelle verticali provvede ad alimentare
il motore per la rotazione della telecamera ed il rivelatore di
gas.
Per quest'ultimo fu utilizzato il kit LX 787 di Nuova Elettronica,
anch'esso leggermente modificato per adattarlo alle nostre necessità.
Utilizzando un'asta telescopica per pennelli a rullo fu possibile
realizzare un supporto estensibile fino a tre metri su cui fissare
la telecamera, la quale richiede che l'apertura in cui inserirla
abbia le dimensioni minime di 5 x 10 cm; ma del resto chi ha voglia
di rendere percorribile una fessura 10 x 5 cm lunga un paio metri?
Il primo problema da superare fu che la telecamera
smetteva di funzionare con tensioni di poco inferiori a 12 Volt,
per cui fu necessario alimentarla tramite un convertitore CC-CC
(DC-DC per gli anglofili) stabilizzato. Quello che ho realizzato
fornisce alla telecamera 12 V quando la batteria è a 9 V
(completamente scarica) e 13.5 V quando la batteria è almeno
a 12,5 Volt.
Elettronica al completo.
Il secondo problema da risolvere fu come
alimentare i motoriduttori in modo da avere i due sensi di rotazione
in barba alla carenza di conduttori, del resto un cavo con più
di tre conduttori anche per il sistema di rotazione era inutile,
volendo mantenere l'indipendenza dalla testa vera e propria della
telecamera (le due parti, infatti, all'occorrenza si possono anche
separare).
La soluzione adottata fu quella di utilizzare un altro convertitore
CC-CC con il positivo a massa per cui, tramite il controllo di rotazione
o basculaggio si invia al motoriduttore interessato tensione positiva
o negativa rispetto a massa.
Ovviamente questo convertitore è attivato e quindi alimentato
solo utilizzando la funzione che ne richiede l'intervento.
Dall'unità di controllo è possibile
effettuare le seguenti operazioni: rotazione e basculaggio telecamera,
con indicatore led di "telecamera in asse"; regolazione
continua della luminosità del faretto; funzione intenfonico
(escludendo il basculaggio, avendo utilizzato per la telecamera
il cavo originale: come già spiegato, mancavano dei conduttori
per poter avere tutte le funzioni attive contemporaneamente).
In ogni caso il microfono è sempre attivo, potendo svolgere
funzione di vigilanza.
Vi è poi la possibilità di videoregistrare quanto
ripreso, prelevando i segnali audio e video tramite apposita uscita.
L'unità di controllo e la telecamera
per il trasporto trovano posto, in una sacca da progressione.
Oltre alle regolazioni tipiche di un monitor (luminosità
e contrasto), sul pannello dell'unità di controllo sono presenti
i fusibili, alcuni indicatori di funzione, il led di batteria scarica,
la presa jack per poter ricaricare la batteria dello speleointruder
a mezzo alimentatore o batteria dell'auto e un led indicante la
ricarica in corso, il ed indicante l'inserimento del gas detector,
l'indicatore luminoso ed acustico di rilevazione gas, il pulsante
per lo zoom (ingrandisce del 20% la parte centrale dello schermo),
l'interruttore per la luce di servizio che illumina la zona a destra
del monitor, dove il coperchio del vano batteria funge da appoggio
per un blocchetto per gli appunti (c'è anche il porta biro),
l'interruttore per il faretto della telecamera con relativa regolazione
di intensità.
La luce di servizio, così come un orologio LCD a numeri giganti
e un astuccio contenente alcuni ricambi ed accessori sono fissati
sotto il coperchio, il quale è dotato di arresto all'apertura.
Non poteva mancare un piccolo speleo-gadget, basato sulla seguente
filosofia: se è vero che entrare nelle viscere della montagna
è un po' come ripercorrere in senso inverso il "viaggio"
fatto durante il parto, si può concludere che lo speleologo
sia un infante, per cui cosa c'è di meglio di una bella ninna-nanna
mentre egli si trova in grotta? AII'uopo, è possibile inviare
all'altoparlante della telecamera le note di "dormi dormi mio
tesoro", motivo prelevato e corretto nella forma d'onda da
un circuitino di quelli che si trovano inseriti nelle buste musicali
per auguri, reperibili in cartoleria.
Complessivamente, la spesa fu di circa 1.100.000
lire (circa 570 degli attuali euro, euroarrotondamenti permettendo),
di cui 360.000 per l'acquisto della telecamera, 150.000 per il televisore,
80.000 per l'accumulatore, 29.000 lire per due faretti alogeni (uno
di ricambio), 25.000 per la valigetta, il resto è costituito
da motoriduttori, alluminio, comporenti elettronici, cavi ecc.
Purtroppo alcune scelte hanno condizionato negativamente alcuni
dei proponimenti iniziali, quali il fattore ingombro (monitor CRT
da 7") ed il peso (accumulatore da 10 Ah) per quanto riguarda
l'unità di controllo, mentre per il sistema di ripresa hanno
influito il tipo di telecamera ed il faretto, con specchio dicroico
e vetro di protezione; ovviamente i (robusti) motori utilizzati
con i loro centoquaranta grammi cadauno hanno contribuito sensibilmente
al peso complessivo.
La realizzazione dello Speleointruder, oltre
che dallo scrivente, fu resa possibile grazie a Giorgio Bertero
ed a Claudio Vaselli (ovvero il Claudio ed il Giorgio di cui parlavo
all'inizio di questo articolo) i quali hanno collaborato a vario
titolo, nonché contribuito economicamente, cosa di cui si
sono amaramente pentiti (scherzo) quando presentai loro le pezze
giustificative per la divisione delle spese.
L'impiego dello Speleointruder si è rivelò abbastanza
agevole; fu ovviamente necesario impratichirsi sull'uso dei comandi
di orientamento della telecamera ed abituarsi ad osservare le immagini
che a volte si presentano capovolte, in quanto essendo il sistema
di visualizzazione analogico non è possibile invertire l'immagine
sul cinescopio per presentarla diritta quando la telecamera è
capovolta perché la geometrie del tubo sono tarate a mezzo
magneti permanenti secondo una precisa disposizione di collegamento
del giogo di deflessione.
Più precisamente, se è vero che ottenere l'inversione
dell'immagine è cosa semplice assai è altrettanto
vero che, per effetto della citata taratura delle geometrie, essa
quando invertita risulterà più o meno distorta.
Una prolunga di 12 metri rende possibile portare la telecamera a
trenta metri dall'unità di controllo.
Mi è giunta notizia che un Gruppo
Speleologico triestino ha realizzato qualcosa di simile, ma purtroppo,
al momento della stesura di questo articolo non mi è stato
possibile avere informazioni più precise, anche per poterle
inserire in eventuali e doverose note bibliografiche.