G.D.Cella*
– C.G.Vaselli
ATTUALI CONOSCENZE SUL FENOMENO
CARSICO
NELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA
Estratto
dagli
ATTI DEL XV CONGRESSO NAZIONALE DI SPELEOLOGIA
Castellana Grotte 10-13 settembre
1987
Castellana Grotte 1989
-
*SSI e Gruppo Grotte CAI Novara
RIASSUNTO - La presente nota intende fare il punto sulle attuali
conoscenze del fenomeno carsico presente nella provincia di Alessandria.
A causa del ridotto affioramento di rocce calcaree l'interesse degli
speleologi per questa zona è sempre stato piuttosto limitato.
Ricerche sistematiche hanno però recentemente messo in luce
la presenza di diffusi fenomeni carsici in alcune formazioni geologiche,
con presenza di diffusi fenomeni carsici in alcune formazioni geologiche,
con presenza di cavità anche di discreto sviluppo.
Presso Morbello affiora la FORMAZIONE DI MOLARE (Oligocene) i cui
calcari ospitano varie cavità, tra cui spicca la Tana di
Morbello (lunghezza 367 m), generata dallo scorrimento di quattro
torrenti interni. La grotta è interessante anche per la presenza
di reperti archeologici e paleontologici.
Nei pressi di Spigno Monferrato sono presenti altre piccole cavità
che si aprono in conglomerato poligenico.
Nella VaI Borbera, i conglomerati calcarei oligocenici della FORMAZIONE
DI SAVlGNONE ospitano alcune cavità verticali, tra cui il
pozzo del Negrin (-107 m), molto attivo nei periodi piovosi.
Nell'acquese i calcari della FORMAZIONE DI VISONE (Miocene) presentano
un reticolo di angusti condotti freatici fossili tuttora in fase
di esplorazione. Un grossa cavità è stata purtroppo
distrutta da una cava.
Fenomeni minori sono ospitati nelle serpentiniti del GRUPPO DI VOLTRI
presso Bandita di Cassinelle e nelle marne calcaree della PIETRA
DA CANTONI presso Ottiglio Monferrato. Nei dintorni di questa località,
si apre la Grotta dei Saraceni, uila delle pii interessanti grotte
piemontesi per le leggende ed i racconti popolari che la circondano.
Infine nei dintorni di Acqui Terme sono da segnalare degli affioramenti
gessoso-solfiferi che presentavano alcune cavità ora distrutte
per l'estrazione del gesso.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E STORICO
A grandi linee la provincia di Alessandria è delimitata a
nord dal fiume Po, ad ovest dai rilievi delle tanghe, ad est dalle
colline dell'Oltrepò Pavese a sud dai primi contrafforti
degli Appennini Li~uri.
L'aspetto del territorio è prevalentemente collinare, comprendendo
parte delle colline del Po, del Monferrato, e una vasta zona pedemontana
a ridosso degli Appennini. Le pianure, di norma associate ai corsi
d'acqua che attraversano la regione (Po, Tanaro, Bormida e Scrivia)
hanno discreta rilevanza, mentre le zone montuose sono poco estese
in quanto il confine amministrativo con la Liguria esclude le alti
valli che fisicamente però appartengono al versante padano.
Dal punto di vista geologico, a ridosso degli Appennini troviamo
la serie metamorfica del Gruppo di Voltri auct. (pretriassico -
giurassico) con serpentiniti, prasiniti, anfiboliti, metagabbri,
quarziti etc ed, in maniera più ridotta, la serie marina
dell'Appennino Ligure (triassico - cretaceo) comprendente argilliti,
argilloscisti, calcari marnosi e dolomie.
Su queste formazioni poggia il gruppo del Bacino Terziario Piemontese
(Oligocene - Miocene) con conglomerati, brecce, sabbie, arenane,
marne e pochi calcari; questa unità, molto estesa, interessa
la zona centro-meridionale della provincia.
A settentrione affiora il gruppo delle colline del Po sì
(EocenePliocene), con marne, calcari arenarie, argille, flysch e
gessi. Una parte non indifferente dei terreni affioranti è
costituita da depositi fluviali e alluvionali quaternari, siti in
corrispondenza delle pianure.
In ogni caso, le formazioni idonee a ospitare fenomeni carsici sono
poco numerose e di potenza piuttosto ridotta.
Le prime notizie storiche sulle grotte della regione ci sono state
tramandate dal conte Corrado Mola che in un manoscritto del 1571descrive
minutamente il complesso ipogeo della Grotta dei Saraceni presso
Ottiglio, illustrando con ricchezza di particolari l'altare dedicato
al culto del Dio Mitra.
La grotta, che i racconti popolari vogliono frequentata fin dal
decimo secolo da bande saracene provenienti dalla vicina Liguria,
sarebbe diventata nel XVII secolo covo di malfattori e, per tale
motivo, fatta crollare dal governo mantovano, allora giurisdicente
sulla zona. Nel 1928 i contadini di Ottiglio intrapresero lo scavo
di un condotto artificiale lungo settanta metri per aggirare la
zona crollata alla ricerca del fantomatico tesoro abbandonato dai
Saraceni o dai malfattori.
Le prime esplorazioni speleologiche deocumentate risalgono solo
alla metà degli anni cinquanta.
Negli anni 1960 e 1961 Santacroce del Gruppo Speleologico Piemontese
(GPS) opera una serie di scavi archeologici nella Grotta dei Saraceni,
stendendone una accurata relazione. Nell'ambito di queste uscite
viene anche discesa una voragine sita nei pressi, ora occlusa.
Nel marzo 1963 il Gruppo Grotte di Acqui esplora e rileva la Tana
di Morbello, per uno sviluppo di 262 metri.
Nel 1964 Dematteis e Chiesa rilevano e descrivono i cunicoli di
Spigno; nello stesso anno Dematteis segnala l'utilizzo della sorgiva
di Morbello da parte degli abitanti di Costa [1-3]
Nel 1978 Pastorino e Pedemonte, del gruppo speleologico Issel di
Genova, scendono ed esplorano parzialmente il pozzo del Negrin
[4].
Nel 1979 Villa ed Agazzini del GSP sono ancora alla Tana di Morbello,
ove stendono un nuovo rilievo valutandone lo sviluppo in 236 metri.
Nel 1984 il Gruppo Grotte CAI Novara ed il rinato gruppo di Acqui
intraprendono una prima ricerca sistematica sulle grotte della provincia
[5-7]; i risultati delle indagini sono riassunti in questa nota.
DESCRIZIONE DEI FENOMENI CARSICI NOTI
Allo stato attuale delle conoscenze, non
sono noti fenomeni carsici epigei. Non è comunque da escludere
la presenza di tali morfologie specie nelle rocce carbonatiche affioranti
alle quote più elevate e nei gessi della formazione gessoso-solfifera.
Procedendo da settentrione a meridione troviamo:
Fig.1 principali aree carsiche note. 1) Ottiglio
M. -2)Alice Bel Colle. -3) Val Borbera.
-4) Visone. -5) Morbello. -6) Bandita. -7) Spigno M.
Area di Ottiglio Monferrato
In alcuni livelli marnoso-calcarei della
etereogenea formazione miocenica della PIETRA DA CANTONI non è
raro rinvenire antichi condotti carsici completamente riempiti di
argille.
Nella valle di Guaraldi in località Prera, si apre la notissima
Grotta dei Saraceni. La cavità consiste in una ampia sala,
pressocchè completamente riempita da materiale di scavo;
tra la massa di detriti e la volta dipartono numerosi cunicoli percorribili
strisciando. Probabilmente l'intera grotta è di origine artificiale,
fatta eccezione per una ristrettissima forra impercorribile. Le
numerose leggende di tesori nascosti, hanno indotto la popolazione
a scavare una galleria artificiale lateralmente all'ingresso che
dopo una quarantina di metri si congiunge con la grotta originale.
Secondo racconti orali, sarebbero stati rinvenuti nel corso della
ricerca del tesoro abbandonato una stele di pietra lunga 3 metri,
un loculo con monete d'oro e d'argento, una ara, una piramide ed
un sedile riccamente scolpiti. La prosecuzione dei lavori nei settori
più avanzati, avrebbe portato al ricoprimento del "Mitreo",
che si troverebbe ora sotto una coltre di cinque - sei metri di
detriti.
Nei pressi della Grotta dei Saraceni si sarebbe aperta nel 1960
una profonda voragine, discesa dal GSP per una ventina di metri;
tale voragine è stata successivamente occlusa per la sua
pericolosità.
Area di Alice Bel Colle
A nord ed ad est dell'abitato di Acqui Terme,
affiora per una vasta estensione la FORMAZIONE GESSOSO-SOLFIFERA,
di età miocenica; essa comprende essenzialmente calcari,
dolomie, gessi e marne.
I fenomeni carsici noti sono localizzati nell'affioramento gessoso
di Alice Bel Colle. I lavori di cava per l'estrazione del minerale
hanno sconvolto il fenomeno carsico della zona e dell'unica grotta
conosciuta non ne rimane che l'ampio ingresso.
L'interno è stato allargato artificialmente; la sorgente,
che trent'anni fa venne convogliata all'esterno, ha riempito la
cavità,
mando un lago sotterraneo molto suggestivo per la trasperenza delle
acque e i riflessi delle colonne lasciate a sostegno della volta.
Nei dintorni sono segnalati fenomeni carsici epigei, tra cui forse
alcune piccole doline.
Principali dati speleometrici delle cavità
note
Nome della cavità |
Comune |
n. catasto
|
coordinate |
Quota |
Sviluppo |
Dislivello |
Grotta dei Saraceni |
Ottiglio M. |
1
|
4.05.40 - 45.02.48 |
235 |
70 |
-6 |
Cunicolo inf. di Spigno |
Spigmo M. |
2
|
4.07.35 - 44.32.26 |
250 |
58 |
+2 |
Cunicolo sup. di Spigno |
Spigno M. |
3
|
4.07.35 - 44.32.26 |
251 |
* |
* |
Tana di Morbello |
Morbello |
4
|
3.55.49 - 44.36.17 |
447 |
357 |
+13 |
Grotta E della Tana |
Morbello |
5
|
3.55.49 - 44.36.17 |
451 |
8 |
+1 |
Grotta O della Tana |
Morbello |
6
|
3.55.49 - 44.36.17 |
445 |
13 |
+1 |
Grotta di Lussito |
Acqui Terme |
7
|
3.58.49 - 44.39.46 |
168 |
36 |
-8 |
Sberzulera Inferiore |
Cassinelle |
8
|
3.54.21 - 44.33.30 |
168 |
ca 15 |
-3 |
Sberzulera Superiore |
Cassinelle |
9
|
3.54.22 - 44.33.26 |
520 |
76 |
-16 |
Pozzo del Negrin |
Roccaforte L. |
10
|
3.25.33 - 44.41.31 |
535 |
149 |
-107 |
Bogg di Babò |
Visone |
11
|
3.57.21 - 44.39.16 |
700 |
23 |
-2 |
Tana del Tesoro |
Rocchetta L. |
12
|
3.24.34 - 44.42.02 |
640 |
22 |
-18 |
Grotta della Cava |
Visone |
13
|
3.57.21 - 44.39.47 |
168 |
7 |
+2 |
Grotta dell'Inganno |
Visone |
14
|
3.57.21 - 44.39.47 |
169 |
23 |
+1 |
*Cavità comunicante con la 2 PiAL
|
La Val Borbera
La val Borbera è caratterizzata da
un vasto affioramento di conglomerati oligocenici appartenenti alla
FORMAZIONE DI SAVIGNONE. In alcune zone tali conglomerati sono costituiti
da marne, sia a livello di matrice che di fase discontinua, aventi
un elevato contenuto calcareo; in tali zone le fratture presenti
vengono facilmente carsificate dalle acque circolanti.
In prossimità di Avi, suggestivo borgo abbandonato, si apre
la Tana del Negrin, che con i suoi -107 metri di dislivello rappresenta
la cavità più profonda della provincia.
L'abisso ha un andamento prevalentemente verticale, interrotto da
piccoli terrazzi e brevissimi tratti di galleria. La progressione
è abbastanza agevole ed è favorità dalla presenza
di tubi metallici per l'ancoraggio delle corde, non essendo possibile
utilizzare chiodi. Nel tratto superiore i pozzi presentano una sezione
elittica o circolare con pareti ben levigate.
Alla profondità di 70 metri, confluisce nella galleria principale
un secondo pozzo, il Camino delle Castagne, semiattivo. In presenza
di precipitazioni esterne, in breve tempo tale ramo scarica un notevole
volume di acqua, che riempie temporaneamente la parte terminale
della cavità.
Pozzo del Negrin - Sezione
del P 16
Sotto tale quota Te pareti sono ricoperte da un forte spessore di
argilla; non è stato ancora chiarito se questo deposito sia
correlabile alla variazione di contenuto argilloso delle rocce inglobanti
o alla sedimentazione delle acque non drenate nei periodi di piena.
Il cunicolo terminale risulta ovunque ricoperto da melma, che rende
particolarmente penosa la progressione.
La formazione ospita anche
altre cavità (Tana della Volpe, Tana
del Tesoro, Tana del Tobia), tutte di dimensioni più ridotte
e con andamento sia orizzontale sia verticale.
Area di Visone
Nei dintorni affiora la FORMAZIONE DI VISONE
(Miocene) comprendente alcuni livelli calcarei molto puri inframezzati
da mar-ne; la potenza dell'unità si aggira intorno alla cinquantina
di metri.
Presso Acqui vi si trova la grotta di Lussitto. La cavità
è costituita da due sale precedute da un angusto corridoio;
dalla prima sala parte un alto e stretto meandro semiattivo.
Caratteristica la morfologia delle gallerie, costituite da una alta
forra che conserva nella parte superiore l'originale condotto freatico.
Le parti più ampie sono interessate da fenomeni di crollo;
i notevoli fenomeni concrezionali sono stati pressocchè totalmente
asportati dai soliti vandali, a causa del facile di accesso.
A breve distanza, nella cava di Visone, si trovano due altre cavità:
la Grotta della Cava e la Grotta dell'Inganno. Si tratta di due
strette cavità meandriformi impostate su diaclasi, in passato
occluse pressocchè totalmente da riempimenti. Nel sedimento
si rinvengono ossa di grossi vertebrati sicuramente fluitate dall'esterno.
Nella parte superiore della formazione si rinvengono una serie di
condotti freatici, interessati da una successiva azione di approfondimento
gravitazionale a portata ridotta. Queste condotte di sezione molto
ristretta, possono essere percorse parzialmente con grande difficoltà;
all'interno sono normalmente presenti abbondanti sedimenti sabbiosi
intervallati da livelli concrezionali. Questa tipologia è
ben rappresentata dai Bocc de Babò, interessanti anche per
le concrezioni presenti.
Area di Morbello
Le cavità conosciute si aprono in
calcari appartenenti ai livelli basali della FORMAZIONE DI MOLARE
(Oligocene).
La cavità più conosciuta è la Tana di Morbello,
che attualmente con 357 metri di sviluppo rappresenta la grotta
più lunga della provincia. Si tratta di una grotta sub-orizzontale
composta da gallerie
vadose abbastanza disagevoli, in più punti riempite da sedimenti
ora asportati dalle acque. La temperatura interna, circa 9 0C, è
leggermente dipendente dalla temperatura esterna.
Se si accettuano alcuni veli microcristallini di calcite, le concrezioni
sono pressocchè assenti o concentrate in angoli remoti.
La cavità è percorsa da quattro torrentelli che confluiscono
in un unico corso prima di sfociare all'esterno. La provenienza
delle acque è probabilmente in relazione con la sovrastante
vallecola denominata "Camp muiè". Le acque sorgive
in passato sono state utilizzate per il rifornimento idrico di un
borgo presso la frazione Costa. In passato sono stati rinvenuti
numerosi reperti pelontologici
di vertebrati, ora dispersi senza essere oggetto di alcun tipo di
studio. Recentemente sono state rinvenute anche delle ceramiche
di epoca alto medioevale e forse più antiche. Ciò
fa pressupporre un antico ingresso superiore, attualmente sicuramente
occluso.
A breve distanza si aprono due altre piccole cavità, forse
in collegamento con la Tana. Quella ad ovest immette in uno stretto
meandro impercorribile, quella ad est è costituita da una
piccola galleria ostruita da concrezioni.
Area di Bandita
L'area in questione è caratterizzata
dagli affioramenti metamorfici del GRUPPO DI VOLTRI; più
precisamente in zona affiorano prevalentemente serpentini e prasiniti.
Data la natura della roccia, non sono presenti fenomeni carsici;
l'unico interesse speleologico èdato da alcune grosse fratture
orientate grossomodo Nord-Sud.
Molto conosciute in frazione Bandita sono le grotte della Sberzulera.
La Sberzulera inferiore consiste in un ampio riparo sotto roccia;
la Sberzulera superiore presenta invece uno sviluppo maggiore.
La cavità è in pratica impostata lungo una unica grossa
diaclasi sulle cui labbra sono ancora ben evidenti le superfici
di frattura. La percorribilità è malagevole: in pratica
si è costretti a superare massi non assestati e difficili
strettoie con lame di roccia tagliente. Lo stillicidio ovunque presente
rende scivolosa la roccia ed alimenta un piccolo bacino irrangiungibile
a causa della ristrettezza della frattura. La roccia ingloba parecchi
filoni di amianto e tracce di rocce magnetiche non definite.
Area di Spigno Monferrato
Nei pressi di Spingno Monferrato, i conglomerati della FORMAZIONE
DI MOLARE (Oligocene) racchiudono una serie di piccole cavità
tra cui sono particolarmente note i Cunicoli inferiore e superiore
di Spigno, che in realtà costituiscono una grotta sola.
Le grotte rappresentano due sorgenti attualmente semi-fossili e
si presentano con gallerie di ridotte dimensioni scavate prevalentemente
sotto pressione impostate lungo un fascio di diaclasi parallele.
La roccia inglobante è costituita da un conglomerato a matrice
calcarea
contenente elementi non carsificabili che attualemente ingombrano
il pavimento della cavità; ove il calcare è predominante,
le gallerie si allargano notevolmente. Le grotte sono soggette a
frane, per cui si consiglia una certa attenzione.
In zona vengono segnalate anche altre cavità, non ancora
visitate.
CONCLUSIONI
Le grotte catastate fino all'anno 1983 erano
in numero di 3; attualemente sono passate a 14, ma va tenuto presente
che ne sono conosciute complessivamente almeno una ventina. Se così
si può dire, la grotta media alessandrina presenta un ''identikit''
di circa settanta metri di sviluppo e quindici metri di dislivello.
Alla luce delle attuali conoscenze, quattro sono le formazioni geologiche
che si prestano ad ospitare fenomeni carsici di un certo interesse.
I livelli calcarei presenti nella FORMAZIONE DI MOLARE ospitano
un carsismo profondo di tipo sub-orizzontale addastanza diffuso,
legato allo scorrimento delle acque sui sottostanti litotipi impermeabili.
Data la ridotta potenza dei livelli calcarei, che non pare mai superare
i 10-20 metri, risulta spesso problematico individuare le aperture
attraverso cui accedere al sistema ipogeo.
I conglomerati calcareo-marnosi della FORMAZIONE DI SAVIGNONE ospitano
le uniche cavità verticali della provincia. Esse risultano
impostate su grosse fratture originate dalla rigidità della
formazione che non riuscirebbe ad adattarsi alla deformazione plastica
delle sottostanti argilliti [8]. La carsificazione delle fratture
èabbastanza spinta e presenta le tipiche morfologie delle
cavità in rocce calcaree. Nulla si sa circa la circolazione
idrica sottostante: è probabile che il drenaggio delle acque
attraverso i conglomerati, avvenga per queste zone lungo le fratture
stesse e quindi tra gli elementi costituenti il conglomerato. Fenomeni
analoghi sono comunque già noti nella confinante provincia
di Genova [~.
I calcari organogeni della FORMAZIONE DI VISONE ospitano un vasto
reticolo di condotte sub-orizzontali. Vi si riconoscono due livelli
di carsificazione: Le cavità a quota più elevate presentano
un aspetto prevalentemente freatico, mentre alle quote inferiori
le grotte presentano una spiccatata morfologia gravitazionale. Tale
aspetto farebbe pensare ad un fenomeno carsico sviluppato in tempi
diversi,che potrebbe essere collegato all'abbassamento della Bormida.
I gessi della FORMAZIONE GESSOSO-SOLFIFERA ospitano alcune cavità,
attualemente distrutte per estrarne il minerale. Non risulta però
che su tale promettente formazione siano mai state condotte ricerche
sistematiche, che potrebbero fornire interessanti risultati.
RINGRAZIAMENTI
Gli autori desiderano ringraziare tutti i
soci del Gruppo Grotte CAI Novara e CAI Acqui Terme che hanno collaborato
alle ricerche ed in modo particolare Maria Rosa Cerina, Micaela
Calcagno, per i rilievi e Paolo Gianoglio per le fotografie.
BIBLIOGRAFIA
1- G. Dematteis . C. Lanza:
Speleologia del Piemonte 1 - Bibliografia Analitica, Memorie RSI
VI, Como 1961
2- C. Villa: Speleologia del
Piemonte III - Bibliografia Analitica 1961-1977, AGSP, Torino 1981
3- A. di Ricaldone: 38 articoli
sulla Grotta dei saraceni - Il Monferrato, a partire dal 6.4.1984,
Casale M. 1984-85
4- M.V. Pastorino - S. Pedemonte:
Una sorpresa nei conglomerati - Not. Spel. Ligure XIII, pp 34-35,
Genova 1986
5- G.D.Cella, M.Calcagno,M.R.Cerina,C.G.Vaselli:
La tana di Morbello - Labirinti 6-1985 pp. 45-57, Novara 1986
6- M.C. Lusso: I manufatti di
Morbello - Labirinti 6-1985, pp. 58-60, Novara 1986
7- G.D. Cella, C.G. Vaselli:
cavità presso Visone (AL) Labirinti 7, pp.44-55, Novara 1987
8- S. Pedemonte: Comunicazioni
personali
9- M.V. Pastorino, S.Pedemonte:
Nota preliminare sui fenomeni speleogenetici della Valle Scrivia
e Val Vobbia
Atti del XI Congresso Nazionale di Speleologia, pp. 77-79, Genova
1972